Ho cominciato a costruire galleggianti molti anni fa, usavo il leggerissimo legno delle radici di pioppo strappate dalle piene del Po e seccate dal sole sul greto. Avevano il pregio di essere molto facili da tornire, ma essendo molto porose erano difficili da impermeabilizzare, ed erano anche molto anche fragili. In seguito ho usato il sughero, molto più resistente e impermeabile, ed ora, fedele all'idea di usare sempre materiale di recupero, uso le ciabatte infradito, le migliori sono quelle più economiche, che sono poco comode e che però ci dispiace buttare. La schiuma poliuretanica di cui sono fatte queste economiche calzature è l'ideale per costruire galleggianti e bombarde, che una volta verniciati con una vernice all'acqua, risulteranno quasi indistruttibili. Per tornire questo materiale, bisogna prima fustellare la soletta con un tubetto, di ferro, ottone o anche la vetroresina di una vecchia canna. Ottenuto il tondino, lo si infila su di una punta di acciaio lucida di 3 mm di diametro mentre gira serrata nel mandrino del trapano o fissata a qualunque altro motore di recupero, io sto usando una vecchi pompa di scarico da lavatrice, che consuma poco e non fa rumore. Se la ciabatta fosse troppo sottile per i nostri scopi, basterà incollarne due, una sull'altra, usando una colla a contatto tipo Bostik.
La punta cui mi riferisco è quella dove si infila il”pezzo”
da tornire, il tondino di sughero o di ciabatta infradito, va infisso sulla
punta mentre sta girando, che dev’essere sottile per non allargare troppo il
foro del galleggiante e lucida perché si infila più facilmente( i galleggianti
sono del tipo ad astina rimovibile con anellino sul fondo) e se il foro fosse
troppo largo il filo della lenza non farebbe attrito. L’alberino del motorino
che ho usato termina con una vite da 5 mm, io ho solo avvitato un lungo dado ed
un’altra vite da 5 poi assottigliata a 2,5 /3 mm, tanto poi l’elasticità della
gomma e del sughero tenderà a chiudere il buco.