venerdì 28 ottobre 2022

Passata sul Po

 Negli anni '80 si andava ancora a pescare a passata a Po. Certo non quanto nei '60 0 '70, quando se non ti alzavi prestissimo, rischiavi di non trovare posto sulle sponde del fiume, ma si poteva ancora. Andavo allora con una canna fissa da 7 metri, stivali alti, un paio d'etti di bigattini e, con i piedi a mollo in un raschio del Po, dopo un paio di fiondate di bigattini, si cominciava a prendere qualche cavedano, barbi, savette, pesci che quasi sempre si potevano "tenere" con una canna fissa. Poi sono arrivati i "barboni", nel senso di barbi di misura XL. Chi pescava a passata ai miei tempi, aveva uno 0,16 in bobina, ed il finale in caso di acqua limpida (per quanto potesse essere limpida l'acqua del Po in pianura) dello 0.10, ora uso 0,20 in bobina e 0,18 sul finale, e anche così alcuni strappano. Non si usa il guadino, perchè, pescando in acque basse e corrente a volte sostenuta, alzando la canna per avvicinare il pesce, si romperebbe il pezzo sotto il cimino, quindi, con il pesce in canna si retrocede sulla sponda e facendo lavorare tutta la canna si trascina il pesce all'asciutto. Poi, liberato il pesce (non porto neanche la nassa perchè i pesci si rovinano) si torna al punto di partenza, una fiondata e si riparte. Tutto questo, per quanto divertente è anche faticoso, infatti il barbo XL dopo la ferrata, parte deciso verso valle e il largo, dove sfruttando la corrente e le sue doti naturali, si oppone giustamente alla cattura. Il tira e molla può durare anche una decina di minuti di tensione, sempre al limite tra la rottura del finale e il recupero di due o tre metri di filo. Quando il pesce è finalmente preso, posso rilassare il braccio destro, ma comunque se i pesci abboccano, pescare un paio d'ore può essere dura.

mercoledì 2 gennaio 2019

Tempi duri

Oggi è il secondo giorno del 2019, quest'anno non so come andrà la pesca, ma l'anno scorso ho preso pochissimi pesci; vuoi perchè invecchiando ci si impigrisce, vuoi perchè perchè i corsi d'acqua sono sempre più poveri, i cappotti a spinning hanno rappresentato la quasi totalità dei risultati. Migliorano le attrezzature, abbiamo fili sottilissimi e super resistenti che ci permettono lanci lunghissimi, canne ultraleggere dall'azione fulminea abbinate a mulinelli dal funzionamento perfetto ed esche alle quali manca solo la parola, ma prendere un pesce a spinning sta diventando un'eventualità sempre più rara. Come ho scritto sopra, le cause sono diverse; innanzitutto i "miei" corsi d'acqua preferiti, cioè il Po e l'Agogna si sono impoveriti; fino a 2 anni fa, camminando sul greto del Po in estate era facilissimo vedere aspi cacciare nell'acqua bassa, ed a volte anche siluri, anche se già molto molto meno rispetto al decennio precedente. Quest'estate ho camminato per molti chilometri sulle stesse rive e ho visto pochissime cacciate di predatore, il che non vuol dire che siano completamente spariti, certo è che a causa della mancanza di prede (i cosidetti pesci foraggio) sono rimasti in pochissimi. Nell'Agogna invece, la causa va individuata nella scellerata decisione di costruire una mini centrale idroelettrica ad ogni chiusa, chiuse che se già prima rendevano difficoltosa la risalita di tutte le specie ittiche, ora con la presenza di queste turbine e l'assoluta mancanza di scale di risalita, la popolazione ittica sta modificandosi, e non certo in meglio.
Il mese scorso durante un breve giro pomeridiano sul Po allo scopo di provare nuove esche di taglia grande, sono sempre dell'idea esca grande = pesce grande, usando un pesciolino di oltre 35 grammi in un angolo ai margini della corrente, ho preso un luccio, il luccio più piccolo da vent'anni ad oggi,un cosino da meno di mezzo chilo. Questo, se da un lato mi ha fatto incavolare, perchè vado apposta nel grande fiume per avere la pur remota possibilità di agganciare un grosso pesce, poi riflettendo mentre rimettevo in acqua il giovane luccetto con amorevole cura, mi è venuto il pensiero/speranza che forse rarefacendosi siluri e aspi, possano trovare posto di nuovo anche i nostri lucci. 

mercoledì 16 dicembre 2015

Esche artificiali, verniciatura finale

Quando si costruisce un minnow di legno, per usarlo sul serio dovrà assere assolutamente impermeabile, altrimenti l'umidità penetrando nel legno lo gonfierà, fissurando e scrostando le diverse mani di vernice che con tanta cura abbiamo dato. Quindi, dopo avere stuccato, impregnato, dato le mani che volete di vernice, conviene rivestire il minnow con alluminio adesivo, (se si vuole una finitura lucente) decorarlo secondo le capacità di ognuno e quindi rivestirlo con il gel trasparente che viene usato per ricostruire le unghie, che si indurisce solo se esposto ai raggi UV, emessi dalle apposite lampade. In precedenza usavo la colla epossidica bi-componente, che però tende a ingiallire e in alcuni casi rimane appiccicosa specialmente se usata in giornate umide o piovose. Recentemente ho acquistato una di queste lampade-fornettoUV, l'ho usata per dei jig da mare che ovviamente non sono di legno ma di piombo, materiale comunque problematico da verniciare e sono molto soddisfatto dei risultati . Si può vedere che la finitura è molto trasparente, lucida e sensibilmente più dura, ma i vantaggi non finiscono qui;  mentre con la bi-componente bisogna sbrigarsi perchè si indurisce rapidamente, con questo gel non c'è pericolo, non indurisce se non esposto, quindi abbiamo tutto il tempo di curare come si deve la finitura. Come si fa? Anzitutto il gel (almeno quello che ho comprato io) è molto denso, ma scaldandolo appena tende a liquefarsi, quindi io scaldo un pochino l'oggetto da rivestire con un phon, poi applico il gel con una spatolina da pittore a punta fine, cercando di dare uno strato sottile e coprire bene vicino all'armatura. Durante questa fase l'oggetto va tenuto per l'anellino con una pinzetta bloccante, e anche prima bisogna toccarlo il meno possibile altrimenti il gel potrebbe staccarsi (vedere i video tutorial sulla ricostruzione delle unghie) Se voglio far scorrere il gel a coprire un punto scoperto scaldo ancora un pochino e poi, ruotandolo sempre, perchè altrimenti potrebbe colare, lo infilo nella lampada che ha un timer impostato a 120 secondi, trascorsi i quali lo estraggo. L'oggetto sarà ancora appiccicoso, ma basterà pulirlo con un tampone di ovatta bagnato di alcool isopropilico, (come dicono i nailartist)  ma io uso il denaturato e va bene lo stesso




venerdì 17 aprile 2015

Testine "espressive"



Sono personalmente convinto che quanto più un'esca piace al pescatore, tanto più tenderà ad usarla spesso, il che porterà sicuramente qualche cattura, che rafforzerà vieppiù la convinzione sull'efficacia dell'esca stessa. Tutto 'sto giro per dire che un'esca artificiale "bella" alla fine cattura di più. Perchè allora non provare a rendere più simpatiche le testine piombate autocostruite?  Costa poco attaccare due occhietti sulla colla a caldo ancora non solidificata, ed ecco che queste diventano improvvisamente espressive.

mercoledì 11 febbraio 2015

Esche di gomma


Quando ho scoperto io lo spinning, nel lontano '65, si vendevano esche artificiali solamente metalliche, entravi nel negozio per comprare un'esca per il luccio e avevi forse una decina di modelli fra cui scegliere, e la scarsa disponibilità finanziaria faceva si che ad ogni uscita difficilmente avevo in tasca più di due o tre cucchiaini. Poi sono arrivati i pesciolini di legno, ancora più costosi, tanch'è tra i miei amici nessuno ne possedeva più di un paio. Ora ci sono in commercio così tanti artificiali che chi inizia a pescare a spinning ha veramente l'imbarazzo della scelta, e per non sbagliare se ne vanno in giro con un campionario da far invidia al rappresentante della Rapala.  Da poco tempo  ho cominciato a provare anche le esche siliconiche, che rispetto alle altre hanno qualche vantaggio, intanto costano meno, si possono usare con testine piombate del peso che riteniamo più opportuno, e se innescate a Texas rig, quasi sempre passano indenni in mezzo ad alghe e radici.  Gli aspi e i siluri del Po sembrano gradirle, e la testina piombata (autocostruita) aggiunta all'amo, con l'attacco in alto rende meno probabile l'incaglio sui sassi del fondo. Tutti gli appassionati di spinning conoscono bene lo stato d'animo che ci prende quando ci tocca prendere in mano il filo e tirare fino a sentire lo schiocco del filo che si rompe, beh, con un'esca di gomma montata così accadrà molto di rado.

sabato 27 dicembre 2014

Noi, il siluro e gli altri

Quando ho cominciato a pescare nei primi anni '60, nei fossi vicini a casa e nei fiumi  c'erano pesci molto diversi da quelli che ci sono ora.  Scardole, tinche, lasche, persici, persici sole, alborelle, triotti, vaironi, sanguinerole, ghiozzi, gobioni, lamprede e cobiti, sono ora quasi completamente scomparsi dalle nostre acque, in parte rimpiazzati dalle nuove specie alloctone, quasi tutti predatori, che importati illegalmente o accidentalmente, oramai ci sono e costituiscono il 95% o forse più delle catture di noi pescatori dilettanti. I pescatori (più di bocca buona e sicuramente più poveri) affollavano lunghi tratti del Po, e per chi arrivava tardi, sulla prismata era impossibile trovare posto. Ricordo pescatori che portavano a casa retini con dieci chili di pesce di cui la maggior parte sarebbe stato buttato. Naque allora l'idea di rilasciare il pesce, e Pescare ( allora l'ùnica rivista del settore) cominciò a pubblicare diversi articoli che contribuirono a formare una nuova coscienza, mentre prima si raccomandava di uccidere rapidamente il pesce per farlo soffrire di meno, si cominciò a scrivere che forse era inutile togliere tutti quei pesci dall'ambiente. Ora la Legge impone di uccidere tutto il pescato appartenente alle specie alloctone, cosa che va contro la coscienza ed il buonsenso, tralasciando tutte le problematiche connesse allo smaltimento di questi pesci.
Ai giorni nostri, il tratto del Po che io frequento generalmente, è lungo una quindicina di km, ma durante le mie uscite raramente incontro altri pescatori, tant'è che anche in estate ci sono lunghi tratti di fiume completamente deserti.
Solo una mente malata può pensare che uccidendo quattro siluri tre breme e due aspi le nostre acque tornino popolate da pighi, lasche e savette.
Il mio modesto parere è che tutte queste nuove specie dovranno per forza trovare un loro equilibrio, i predatori devono mangiare altri predatori, già ora si vedono meno grossi siluri di dieci anni fa.
Mio papà uccideva (e mangiava) tutto quello che pescava, però i pesci erano più piccoli e più buoni, oggi i pesci alloctoni sono molto più grandi ed alcuni sono immangiabili, il "catch & release" diventa spesso l'unica scelta, anche per chi come me mangerebbe qualche pesce ogni tanto.