venerdì 1 ottobre 2010

Riparare la canna





Sarà capitato a tutti di rompere una canna da spinning, il passo successivo consiste nel comprarne al più presto un'altra, però ci rimangono i resti della nostra fedele compagna di pesca alla quale eravamo molto affezionati, quindi proviamo a ripararla.
Generalmente a rompersi è il pezzo di punta, e se la frattura è netta, la riparazione non presenta grandi difficoltà.
Cominciamo col pareggiare i bordi, aiutandoci con una lima a taglio dolce e carta abrasiva, quindi dobbiamo creare un'anima interna che abbia la stessa conicità del nostro cimino, e possiamo ricavarlo da un pezzo di vecchia canna di fibra di vetro, che va
inserito nel pezzo di maggior diametro finchè tenderà ad incastrarsi sporgendo almeno 5 centimetri. Questo dovrà entrare nel pezzo di minor diametro in maniera abbastanza precisa. Tagliamo le eventuali eccedenze, e mettiamolo da parte, perchè bisogna preparare il tutore esterno, che si ricava da una lattina di coca cola, che a differenza di molte lattine è d'acciaio anzichè d'alluminio. Tagliamo con le forbici un rettangolo di circa 5x5 cm che arrotoliamo intorno al cimino in modo da avere una specie di tubetto aperto, che proveremo sulla giunta, tagliando l'eccedenza in modo che i bordi si sovrappongano appena.
Prepariamoci anche un elastico tagliato che servirà per la legatura provvisoria. E' importante avere tutto l'occorrente a portata di mano prima di incollare.
Prepariamo ora un pochino di resina bicomponente, spalmiamo lo spigot e inseriamolo, spalmiamo la parte sporgente e inseriamo il cimino, spalmiamo tutta la parte della giunta per la lunghezza del tubetto, facciamo scorrere in posizione il tubetto e leghiamo strettamente con l'elastico, annodandolo alla fine, e lasciamo asciugare il tutto. Passate almeno un paio d'ore, togliamo l'elastico, e rifinamo accuratemente la giunta, con la solita lima a smussare i bordi e la sovrapposizione della lamina. Se avremo fatto un buon lavoro, la canna apparirà ben dritta.
non rimane ora che coprire il tutto con una bella legatura, che consiglio di fare usando un sottile trecciato, questo consentirà in caso di rottura del giunto di non perdere la punta. La giuntura sarà poi verniciata con altra resina, che faremo asciugare tenendo il pezzo in mano e ruotandolo perchè la resina non coli.
Aggiornamento del 2/16
Purtroppo non si trovano più le lattine in acciaio, la Coca Cola, dopo poco la pubblicazione di questo post ha ripreso ad usare quelle in alluminio che sono troppo deboli per l'uso sopra descritto.
Ho da poco comprato su Aliexpress la sottilissima fibra di carbonio unidirezionale, alla prossima riparazione proverò ad usare quella .

giovedì 30 settembre 2010

Pastura fatta in casa


Chi pesca in mare dalla costa,se pesca in superficie (con il galleggiante o con la bombarda) e vuole vedere un po' di movimento, ha bisogno di pasturare. Questo ci costringe ogni volta che andiamo su un molo o una scogliera, a portarci dietro una congrua quantità di pastura sfarinata, che possiamo acquistare in tutti i negozi di pesca o possiamo facilmente prepararcela da soli spendendo poco o niente. La base è il pane grattugiato, o come faccio io, il pane calpestato. Bisogna raccogliere il pane raffermo anche da chi lo butterebbe nei rifiuti, facciamolo seccare al sole d'estate o sul termosifone d'inverno,e una volta seccato bene lo mettiamo sul pavimento (meglio il garage che il salotto)e lo calpestiamo fino a ridurlo in briciole, che poi raccoglieremo con scopa e paletta. A questo pane sbriciolato possiamo aggiungere: formaggio, residui ammuffiti dimenticati in frigorifero o vecchie croste di parmigiano, e/o sarda o acciuga, che può essere del tipo disidratato in polvere, o del tipo umido che viene venduto in secchiellini. Il tipo umido, come i formaggi molli, si può amalgamare al pane usando una frusta da cucina, o meglio ancora un robot elettrico, approfittando di qualche momento di assenza della moglie, e lavando poi il tutto con molta cura. Possiamo aggiungere eventuali altri ingredienti di nostro gusto e conservare il mix in sacchetti chiusi, ideale sono quelli che contengono alimenti secchi per gatti o per cani, perchè hanno la chiusura ermetica richiudibile e questo è molto utile considerando il profumo che emana il nostro mix.
La pastura si bagna aggiungendo acqua piano piano, mescolando con la frusta. se teniamo la pastura semi asciutta, cioè che bisogna usare una certa forza per formare la pallina, tenderà a galleggiare e a disfarsi in superficie, richiamando una quantità di piccoli pesci, che richiameranno anche qualche predatore, per pasturare il fondo, come si fa per pescare i cefali con il pane, basterà bagnarla ulteriormente, in modo di poter formare delle palline molto compatte, che si disferanno sul fondo, dove eventuali briciole più grandi si confonderanno con la nostra esca.

domenica 18 luglio 2010

esche leggere sul fondo


una decina di anni fa, non avevo ancora pescato siluri a spinning,
fino a quel momento, le mie prede erano state quelle tradizionali, lucci, persici, cavedani e black bass. Poi ho conosciuto Giovanni, un giovane amico ora scomparso, lui era entusiasta di questa pesca, veramente era entusiasta di ogni tecnica di pesca, ma aveva appena scoperto lo spinning al siluro e ci dava dentro ogni momento libero, e visto che abitava a due chilometri dal Po, si può dire che sul fiume e vicinanze ci passava tutto il suo tempo libero.
Alla prima uscita con lui, mi sono convinto che il problema era quello di far giungere l'esca in prossimità del fondo, nonostante la corrente. Giovanni usava grossi ondulanti, roba da 45 grammi, e spesso rimanevano attaccati al fondo. Ho costruito anch'io ondulanti pesanti, di acciaio inox appesantiti con una lamina di piombo sulla faccia interna, e con questi ho preso siluri, prismi e rami sul fondo a iosa.
Ho visto in questi giorni il blog di Beppe Bosio, che consiglio a chi mi legge di visitare, si chiama sport pesca spinning. Beppe è un grande appassionato di spinning e profondo conoscitore del Po e come Giovanni, sostiene che non è indispensabile una grossa esca per attrarre il siluro. Vista l'esigenza di portare un'esca leggera sul fondo, ho pensato a questo aggeggio, costruito con filo di acciaio armonico dello 0,70. La giunta del triangolo viene coperta dal tubetto che si vede in foto, in modo da non offrire appigli alla lenza. Viene agganciato al moschettone della madre lenza da una parte, al moschettone sotto si può agganciare un temolino o un piombo con occhiello, e alla girella tripla viene legato circa 80 cm di nylon dello 0,50 che porta l'artificiale.
All'epoca i migliori risultati li ottenni con leggeri ondulanti in alluminio che verniciavo con vernici fluorescenti. Oggi stimolato dagli articoli di Beppe, ho pensato di rispolverarli per usarli con le esche di gomma.
Con questo sistema il lancio dev'essere un po' accompagnato, non frustato, ed è meglio trattenerlo al momento dell'entrata in acqua o addirittura fino all'arrivo sul fondo, per dar modo al finale di distendersi.
Potremo così lanciare a notevole distanza un allettante pesciolino di gomma, un grub o un filibustiere che scodinzolerà allegramente a pochi centimetri dal fondo.

martedì 13 luglio 2010

Siluri di notte




Naturalmente a spinning. Il regolamento di pesca della provincia di pavia dice : Nel periodo compreso fra un'ora dopo il tramonto del 1° marzo ed un'ora prima dell’alba del 31 ottobre è consentita la pesca notturna all'anguilla,
alla bottatrice e alla carpa. E’ altresì consentita la cattura delle specie alloctone ritenute dannose per l'equilibrio del popolamento ittico, i cui
esemplari non possono essere reimmessi nei corsi d'acqua. La pesca andrà esercitata esclusivamente con canna-lenza (fino ad un numero
massimo di tre), con o senza mulinello, con un massimo di cinque ami. La più dannosa fra le specie alloctone, è senza dubbio quella del siluro, del quale non ci libereremo mai più, ma che ci consente di praticare lo spinning di notte, cosa vietatissima fino a pochi anni fa. Ho intenzione di provare anch'io una di queste sere, e quindi ho costruito due artificiali "dedicati".
E' opinione comune che il siluro di notte cacci vicino a riva in acqua bassa, quindi ho pensato di usare un'esca galleggiante piuttosto vistosa, curando la robustezza dell'armatura più che l'estetica, vedremo...
Ieri sera sono andato sul po per un test, non c'era la luna, ma comunque ci si poteva muovere senza la luce da testa, che accesa attira sciami di zanzare, che comunque non mancano certo anche al buio. Ho provato i miei artificiali e anche un popper di discrete dimensioni.
Siluri neanche l'ombra, ogni tanto qualche grossa carpa che fuggiva rumorosamente, allarmata dal mio pur cauto procedere (non è facile camminare silenziosamente sul greto al buio).
Ho deciso che aspetterò che ci sia la luna per fare il prossimo tentativo, nel caso serva più luce per vedere l'esca che si muove in superficie.

giovedì 8 luglio 2010

Pesca e zanzare



Da sempre gli appassionati di pesca notturna hanno avuto, nei mesi più caldi, un nemico implacabile, le zanzare. Ora ci sono in vendita delle piccole lanterne che sfruttando il calore prodotto da un lumino, fa evaporare l'insetticida contenuto nelle piastrine. Costano una decina di euro e necessitano di piastrine apposite.
Ho quindi provato a copiare l'attrezzo utilizzando un vasetto di vetro cui ho sostituito il tappo con un disco di rame con quatto piedini che agganciano la filettatura, l'ho provato e funziona, purchè si faccia un forellino nel vetro (vicino alla base) per il tiraggio, altrimente benchè ci sia spazio tra vetro e coperchio,la candelina tende a spegnersi. L'autonomia è di circa tre ore, e sulla superficie del coperchio si possono mettere due piastrine. Il manico in filo di ferro è importante perchè il vetro si scalda molto.
Una buona alternativa, economica e a lunghissima autonomia, è la classica lanterna a petrolio, anche questa fornita di disco di rame sulla cima. Questa ha il vantaggio di poter regolare la temperatura, e fornire un poco di luce sulla postazione di pesca.
Dalle mie parti anche se sei coperto di repellente, alle dieci di sera le zanzare sono così fitte che le respiri dal naso, ma con un paio di questi "fornelletti" artigianali e l'immancabile repellente nella versione più concentrata si può sopravvivere tutta la notte.

mercoledì 16 giugno 2010

Carpe con la pastella





Tra poco si apre la pesca della carpa, e per chi volesse provare a pescare questo simpatico ciprinide, senza trasformarsi in un adepto del carp-fishing puro con tutti gli attrezzi dedicati, segnalatori acustici, rod pod e altre meraviglie dal nome inglese, consiglio di provare l'hair rig per la pastella. Sinceramente non so se esiste in commercio, ma comunque è facilissimo da preparare. Si usa un filo d'acciaio armonico di diametro circa 0,50 e con una pinza a becchi tondi, si prepara una specie di mollettina come quella della foto, che tratterrà la pallina di pastella molto vicino all'amo, Cominciamo legando circa mezzo metro di un sottile trecciato alla nostra mollettina, quindi leghiamo l'amo con un "non nodo" che è un particolare modo di legare l'amo ad occhiello per l'hair rig, descritto molto bene su questo sito di carp fishing http://www.passionecarpfishing.it/hair-rig.asp un pezzetto di tubicino completerà l'opera. La pastella funzionerà meglio se sarà piuttosto consistente, in modo da resistere per qualche tempo all'assalto dei pesciolini che comunque cercando di sbriciolarla contribuiscono a diffondere intorno l'aroma e possono attirare l'attenzione di qualche carpa di passaggio.
Questo metodo richiede comunque un minimo di pasturazione, e avremo maggiori soddisfazioni dopo qualche giorno di pesca. Pescando con l'hair rig, la carpa col suo tipico modo di cibarsi, aspirando ed espellendo la pallina di pastella facilmente si pungerà con l'amo libero, quindi cercherà di ritrarsi ed è per questo che è fondamentale che il piombo sia fisso, affinchè faccia da stop permettendo all'amo di penetrare più in profondità nel labbro del pesce.
A questo punto la carpa parte decisa e bisognerà avere un mulinello con bait runner o la frizione ben aperta se non vogliamo vedere sparire in acqua la nostra attrezzatura.
dopo la cattura, slameremo facilmente la carpa in quanto l'amo sarà sempre nel labbro, e mai in gola

venerdì 29 gennaio 2010

Manutenzione invernale

L'inverno è per tutti un periodo di attività ridotta, per chi come me pesca il luccio a spinning, c'è uno stop obbligatorio per il periodo della riproduzione, che nella provincia di Pavia va dalla fine di Gennaio alla fine di Marzo. Comunque, dato che i lucci io li mangio, per evitare di pescare (e dover rimettere in acqua) qualche grossa femmina con l'addome gonfio di uova, io smetto di pescare già prima di Natale. Approfittiamo dunque di questa forzata inattività per la manutenzione dell'attrezzatura, magari per fare quelle riparazioni rimandate nella bella stagione, perchè lunghe e laboriose, o dall'esito incerto. A tutti sarà capitato di avere un mulinello con l'archetto che non scatta più come una volta, nel 99% dei casi questo è causato da una deformazione dello stesso, causata da una caduta, un urto accidentale o da schiacciamento durante il trasporto. Per verificarlo basta smontare l'archetto, anche da una sola parte, si vedrà che l'archetto risulta più "largo". Per ovviare a questo inconveniente è meglio smontare completamente l'archetto, e ripristinare la curvatura originale, procedendo per tentativi, a mano, finchè montandolo vedremo che si inserisce perfettamente senza tirare in fuori o in dentro.
Non metto nessuna foto per spiegare il semplice procedimento, perchè non mi va di stortare nessun archetto dei miei mulinelli, quando mi capita li riparo appena possibile.