martedì 16 dicembre 2008

carp-fishing light all'inglese





Ho sperimentato di recente un modo per pescare le carpe in acqua ferma, che unisce il principio cardine del carp fishing, che è l'hair rig con l'amo completamente scoperto, alla tecnica all'inglese, con il waggler e il filo affondato.
Si tratta di una tecnica rivolta alla cattura di pesci di media taglia, che si possono prendere con una canna inglese, niente a che vedere con il carp fishing propriamente detto.
Quali sono i vantaggi? Intanto più prede, poichè le carpe dal chilo ai 5/6 chili sono molto più numerose rispetto a quelle oltre i dieci chili, ricercate dai carpisti specializzati, inoltre è molto divertente tenere un pesce di tre o quattro chili con una leggera cannetta. Maggiore mobilità, avremo una sola canna, due forcelline per appoggiarla, il guadino e poche altre cose, niente a che vedere con l'accampamento del carp fishing. Per contro, se ci capita una grossa preda, avremo serie possibilità di perderla.
Il funzionamento è molto semplice, si fa una lenza all'inglese con un waggler poco o niente piombato, infiliamo sul filo un piombo forato a pera, o a sfera del peso di almeno dieci o quindici grammi, fermato al disotto dalla girella del finale, e sopra da un paio di pallini spaccati, in modo che non possa scorrere.
Quando avremo sondato con esattezza la profondità, questo piombo, sarà ben fermo sul fondo e terrà dritto il galleggiante. Il finale, lungo una trentina di centimetri, possiamo farlo anche con un trecciato sottile, perchè starà tutto disteso sul fondo, e quindi non sarà visibile. L'amo deve essere del n. 6/8 rigorosamente senza ardiglione, per slamare agevolmente le nostre catture che saranno sempre prese a filo di labbro, come esca va benissimo il mais, tre o quattro chicchi infilati sull'hair rig con l'apposito uncinetto.
Dopo aver lanciato, affondato il filo e posato la canna sui supporti, lanciamo ogni tanto sul galleggiante una fiondatina di pochi chicchi di mais. Ben presto, se tutto va bene, vedremo muoversi il nostro waggler, segno che c'è qualche carpa che sta gironzolando sull'esca, quindi teniamoci pronti ad afferrare la canna. L'abboccata sarà segnalata dalla repentina partenza e sparizione sott'acqua del galleggiante, oltre che dal suono della frizione, e se non disponiamo di un mulinello con bait runner, è essenziale tarare bene la frizione prima di iniziare a pescare, se non vogliamo veder partire anche la canna.
Gli ami si possono anche fare come ho fatto io, utilizzando del filo d'acciaio armonico, sia a paletta che ad occhiello, e per scurirli come quelli della foto ho usato dell'aceto portato ad ebollizione.
Il waggler è fatto con una cannuccia da bibite.

lunedì 15 dicembre 2008

Il segnalatore di abboccata




Un accessorio per la pesca a fondo in mare che secondo me è utile e facile da costruirsi, è il segnalatore di abboccata. In poche parole, si tratta di un peso dotato di un semplice gancio, che appeso al filo di bobina tra il primo e il secondo anello quando la canna è già in posizione, e fatto scendere fino quasi a terra, segnalerà l'abboccata del pesce alzandosi in modo deciso. Ci eviterà di dover continuamente guardare la cima delle canne permettendoci una posizione più rilassata. Di notte, grazie alla fonte di luce all'interno, coglieremo ogni minimo movimento, e importantissimo, il pesce potrà prendersi circa due metri di filo, senza avvertire resistenza, che nel caso dell'abboccata di un orata ci darà tutto il tempo per prendere in mano la canna.
Utilizzo un cono per le cartucce di silicone, nella cui parte superiore faccio passare un'astina di acciaio inox recuperata da una spazzola tergicristalli, piegata più volte all'interno perchè non esca, e sagomata a formare un gancio all'esterno. Chiudo la parte inferiore con un tappo di sughero incollato, poi su questo tappo pratico un buco da 6 mm che mi permette di infilare una starlight e di reggere il piombo, oppure un bullone da 8 mm con qualche dado, quello nella foto pesa 37 grammi, tanto quanto il piombo. per fustellare il sughero ho utilizzato dei tubicini di ottone affilati, forzati a mano.

presentazione dell'esca


A tutti è capitato di avere per vicino di pesca, qualcuno che prende molti pesci mentre noi ne prendiamo pochi, oppure il contrario, noi che infiliamo un pesce dietro l'altro e il nostro vicino zero, nonostante il fatto che usiamo la stessa esca e magari la stessa pastura.
La colpa di questi insuccessi, viene di solito attribuita all'attrezzatura, la canna troppo corta, poco filo in bobina, la lenza troppo pesante/leggera, in quanto nessuno è disposto ad ammettere di pescare peggio del suo vicino, oppure all'estrema localizzazione dei pesci, che stanno due metri più in la, e in questo caso si può assistere qualche volta al fenomeno dell'avvicinamento subdolo, in pratica ogni volta che guardi il tuo vicino di pesca, ti pare che sia sempre più vicino, fin quando riesce a lanciare esattamente dove stai pescando tu.
Quasi nessuno prende in considerazione l'idea che molte volte, se il pesce non mangia, è solo perchè sbagliamo la presentazione dell'esca. Se il pesce è abituato a trovare quell'esca sul fondo, e noi gliela facciamo trovare impiccata mezzo metro più in alto, si può star certi che prima di mangiarla la guarderà molto bene, un fiocco di bigattini stramorti, anche se ancora integri, non è neanche lontanamente paragonabile ad un fiocchetto di bigattini belli vispi, le grosse carpe, che sul fondo si aspirano una boile con dietro un amo del 4, legato con una treccia che puoi portarci a spasso il cane, scansano un chicco di mais che fluttua ad un centimetro dal fondo, anche se l'amo è completamente nascosto ed è legato con lo 0,12.

sabato 13 dicembre 2008

creare un minnow terza parte











Finora ho impregnato e verniciato sempre con prodotti all'acqua, ma ora è una buona cosa dare qualche mano di un prodotto acrilico, per creare una superficie ancora più regolare e soprattutto più resistente. Dopo aver dato due o tre mani di bianco con la bomboletta spray, lasciando asciugare bene ogni volta, aspettiamo almeno una giornata per essere sicuri che la vernice sia secca. Per rendere più realistica la mia creazione, ho deciso di rivestirlo con una "pelle"di metallo lucido usando un nastro di alluminio autoadesivo, taglio le due metà e poi le faccio aderire. Si vede che sul dorso e sulla pancia si formano delle piccole pieghe, che si lisciano con un ferro liscio, come il gambo di un cacciavite. Adesso è proprio brillante, quindi premendo leggermente con un coltello a lama smussata, gli faccio un disegno tipo squame. Per verniciare il dorso e la pancia, è meglio rendere queste parti opache passandole con della paglietta fine, poi do una spruzzata leggera di blu sul dorso e bianco sulla pancia, poi ripasso con il nero sul dorso. Vernicio di giallo lo scarto del nastro di alluminio, e con una fustella da 6 mm taglio gli occhi, li incollo e con un pennellino faccio le pupille. Quando è tutto ben asciutto, do un'ultima mano di acrilico trasparente che servirà a proteggere dall'ossidazione l'alluminio. Ora incollo la paletta, alla quale ho dato una forma un po' svasata, e aggancio l'ancoretta. Anche la prova statica in acqua va bene, non resta che provarlo in azione.

venerdì 12 dicembre 2008

creare un minnow seconda parte






A questo punto, bisogna verificare l'assetto in acqua, però se voglio che non si inzuppi come un savoiardo devo impermeabilizzarlo. Per impermeabilizzare ho usato un impregnante all'acqua solo perchè ce l'ho in casa. Dopo aver dato un paio di mani, lasciandolo asciugare bene, lo carteggio delicatamente e gli do un'altra mano di impregnante, altra carteggiatina e altra mano, finchè mi sembra che vada bene. Per la prova in acqua devo mettergli provvisoriamente l'ancoretta e la paletta. Al primo tentativo, appare evidente che la coda è troppo leggera, allora faccio due fori da 5 mm, e ci incastro dentro due piombi da 2 grammi, sigillo con la solita colla e riprovo in acqua. Ora è ancora peggio, quindi con una sgorbietta tolgo del piombo dalla prima zavorra, e aggiungo un paio di grammi subito prima dell'anello di coda. Adesso va bene, lo lascio asciugare una giornata, e poi lo vernicio con due o tre mani di una vernice all'acqua piuttosto densa, va bene qualunque vernice, io avevo sottomano questa, finchè lo vedo ben liscio. Al peso, risulta 23 grammi, ora se ne facessi subito un secondo, grazie all'esperienza acquisita, potrei farlo più "magro"e forse mi verrebbe sui 18 grammi, perchè potrei paragonarlo al primo.

martedì 9 dicembre 2008

come fare un minnow prima parte











Provo a costruire un minnow, non limitandomi a spiegare come si fa, ma fotografandone la costruzione e anche gli errori, che nelle lavorazioni di questo tipo sono molto frequenti. Il pezzo diventerà piuttosto lungo, così ho pensato di farlo a puntate. Quando costruisco un artificiale, lo faccio sempre pensando al posto in cui lo userò, per esempio, mi viene in mente quel tratto di lanca poco profonda, con il fondale ricoperto da nannufare e rami affondati, in cui i predatori, se presenti, stanno sul fondo, anche ad una certa distanza dalla riva. Penso allora ad un pesciolino galleggiante, ma anche pesante sui 17/18 grammi, in modo da poterlo lanciare bene. Visto che a determinare la galleggiabilità, è il rapporto peso/volume, verrà fuori un'esca un po' cicciotta, ideale per stimolare l'attacco di un bel luccio in acque poco profonde, o di un grosso black bass. Il peso e il volume lo decido a occhio in base all'esperienza, e non è detto che venga galleggiante come vorrei. I primi prototipi Rapala li fece in legno di betulla o pioppo, ma per la produzione industriale si scelse il legno di balsa, che essendo molto più leggero si presta molto bene allo scopo. Chi non ha un negozio di aeromodellismo nelle vicinanze, dove comprare questo legno, deve per forza ripiegare sui surrogati, per me, il migliore in assoluto è la radice di pioppo, che si può trovare gratis sul greto del fiume.
Il sole dell'estate la secca fino a farla diventare leggerissima ed essendo priva di midollo e molto tenera è l'ideale. Tagliamo un pezzo di legno della lunghezza giusta, e sagomiamolo a formare un parallelepipedo. Con una sega pratichiamo un taglio nel senso della lunghezza, che è destinato ad accogliere l'armatura, che io ho fatto di filo di rame del diametro di 1 mm. Questa fessura andrà regolarizzata ed allargata con la carta vetrata, e servirà anche come riferimento nel modellare il nostro pesciolino, altimenti sarebbe difficile mantenere la simmetria. Il pesciolino si intaglia con un coltellino ben affilato, poi si rifinisce facilmente con carta vetrata a grana grossa (80) e poi più fine (100) non è necessario lisciarlo perfettamente, perchè alla prima mano di impregnante tornerebbe ruvidissimo.
Il taglio che accoglierà la paletta, deve essere fatto con una sega piuttosto fine, per non scheggiare il legno che essendo tagliato anche per il lungo, è fragile. La paletta è di alluminio, che in artificiali di questa dimensione (circa 12 cm) risulta molto più robusta, ed essendo incollata con la colla a caldo si può scollare e incollare semplicemente scaldandola, cosa molto comoda se si ha bisogno di modificarne la forma, e ha una scanalatura in centro per l'armatura. Ho fatto l'armatura di filo di rame saldato a stagno, prevista con solo l'ancoretta di coda. A questo punto metto sulla bilancia il mio prototipo, la paletta e l'ancoretta con l'anellino, e vedo quanto manca per arrivare al peso desiderato. Questo peso mancante, è la zavorra di piombo che dovrò aggiungere, e per farlo devo praticare nel punto di maggior spessore, uno spazio destinato ad accogliere il piombo pesato e sagomato ad hoc. A questo punto usando la colla a caldo, fisso l'armatura, e poi il piombo. Chiudo il taglio lungitudinale con una strisciolina dello stesso legno, e riempio i vuoti colando la colla, che spiano con un ferretto tipo spatolina, scaldato sulla fiamma.
Come si può vedere nella prima immagine in alto.

mercoledì 3 dicembre 2008

creare artificiali metallici








Per costruire i cucchiaini, oltre alla buona volontà è necessario possedere un minimo di attrezzatura. Per tagliare il lamierino sottile 0,4/0,6 mm adatto per fare la paletta dei rotanti è sufficiente una cesoia da lattoniere, un trapano per forarla, qualche lima. se vogliamo invece tagliare la lamiera più pesante, da 0,8 a 1,5 mm, o l'acciaio inox bisogna avere una cesoia da banco, o conoscere qualcuno che ce l'ha e ce la fa usare, ne qual caso potremo recarci nella sua officina con la nostra lamiera già disegnata e tagliare i nostri artificiali. per l'operazione che permette di dare alla paletta del rotante ed al corpo dell'ondulante la tipica forma concava da una parte e convessa dall'altra, è necessario un piccolo martello (100/150 g) che abbia la testa semisferica ben lucida, che è impossibile trovare in commercio, per cui bisognerà modificare un normale martellino, meglio se di acciaio. Per consentire al materiale che stiamo battendo di deformarsi, bisogna che sotto, a fare da "morbida" incudine ci sia una tortina di piombo del diametro di una dozzina di centimetri, e spessa almeno 4 o 5, ottenuta colando del piombo fuso in un vecchio pentolino o in una latta di idonea misura. Il rumore risulta molto attutito se sotto il piombo mettiamo uno strato di materiale morbido, tipo la moquette di un vecchio tappetino dell'auto o un vecchio asciugamano piegato in quattro.
Il miglior materiale che si possa usare per rotanti ma soprattutto per gli ondulanti, è l'alpacca. Malleabile, facilmente lucidabile, del colore caldo dell'argento, si può saldare a stagno, venduto solo da negozi di forniture per orafi, si trova in lastre di vario spessore. Unica controindicazione, bisogna conoscere qualcuno che dispone di un laminatoio per tirarlo dello spessore giusto.
Va bene anche l'ottone, anche se si ossida, si lucida facilmente,
oppure l'acciaio inox, a patto di trovarlo già lucidato, si può recuperare da vecchi elettrodomestici, è più duro da lavorare, non si può stagnare, ma in compenso non si ossida mai.
Nelle immagini si vede una lastrina di acciaio inox recuperata da un vecchio frigorifero, il corpo è fatto con una spirale di filo di rame, la testa piombata è ricavata da un mio stampo, ma si può benissimo saldare a stagno l'astina di acciaio armonico sopra un pezzo di piombo sagomato, importante è la funzione, che è quella di impedire la rotazione di tutto l'artificiale, che comporterebbe l'attorcigliamento del filo. Il fiocco di filo sull'ancoretta, oltre che a rendere più vistoso l'artificiale, serve soprattutto a stabilizzare l'esca e a mantenerla in assetto orizzontale.

lunedì 1 dicembre 2008

Pescare il luccio a spinning

Ancora mi ricordo, quando a dieci o undici anni, prendendo la canna di bambù di mio padre, un vecchio mulinello Cargem e un unico cucchiaino, andavo a lanciarlo in qualche fosso sperando di agganciare un luccio. Che emozione quando da sotto le alghe o da una tana nel sottoriva scattava fuori un piccolo luccio che mi trovavo attaccato all'esca senza aver visto da dove era venuto, pur pescando in ottanta centimetri d'acqua.
Sono passati più di quarant'anni da quei primi lucci, ma l'emozione non è cambiata, ora non cerco più di prendere qualunque luccio, ora cerco solo il Luccio con la L maiuscola, ed effettivamente, vuoi perchè quelli piccoli se li mangiano siluri e cormorani o perchè si stanno semplicemente estinguendo, di lucci piccoli non ne vedo da tempo.
A volte cerco di mettermi nei panni di un giovane che, avendo visto sulle riviste di pesca o su internet foto di lucci enormi tenuti in braccio da soddisfatti pescatori, decide di dedicarsi a questa, che appare come una fruttuosa tecnica.
Andrei in un fornito negozio di pesca e comprerei una canna da spinning, un mulinello, del filo dello 0,30 e una manciata di artificiali consigliati dal negoziante o da qualche forum sul web, poi partirei alla volta del fiume/torrente /lago che so ospitare lucci di buona taglia.
Avendo giustamente letto che il luccio preferisce luoghi infrascati, o fondali ricchi di ostacoli, perderei i primi due o tre artificiali nella prima ora, poi diventato più prudente continuerei a lanciare qua e la, cercando di vedere se qualcosa insegue il mio artificiale.
A sera ternerei a casa, metterei la canna in un angolo e i cucchiaini superstiti in una scatoletta, pensando che è da fessi girare tutto il giorno per niente, e che difficilmente ci riproverei, commettendo così il primo errore della giornata.
Perchè non ho fatto niente di sbagliato nella mia prima uscita a spinning, non c'è niente di strano nel girare mezza giornata senza vedere un luccio, certo mi è mancata l'esperienza, forse bisognava insistere nel canneto, forse se riuscissi a lanciare più lontano, forse un rotante più vistoso avrebbe stimolato l'istinto predatorio, forse la perturbazione in arrivo, forse la luna piena, le variabili sono infinite e l'unico modo per sapere come si fa a fare abboccare un luccio è insistere.
La canna: Per un pincipiante o per frequentare ambienti ricchi di vegetazione non deve superare i 2,40 mt, e deve lanciare fino a 30/40 g.
Il mulinello: Va bene qualunque mulinello robusto di misura 3 o meglio 4 con bobina piuttosto larga, non velocissimo.
Il filo: Sconsiglio il trecciato ai principianti, meglio un qualunque 0,30, bobina piena, si usa finchè si vede che diventa opaco, poi si avvolge su una bobina vuota, poi su un'altra e di nuovo sul mulinello, così si sfrutta tutto.
Artificiali: Rotanti, meglio quelli con testa piombata che sono più lunghi, un luccio a volte ingoia completamente il cucchiaino, edi 15/20 g , ondulanti di 10 cm, pesanti (20/30 g) se dobbiamo lanciare lontano e c'è buona profondità, più leggeri (12/18g) se lanciamo più vicino e c'è poca acqua. L'ondulante leggero a parità di velocità è molto più mobile, e quindi più adescante.
Minnows: Sono molto adescanti e piuttosto costosi, montano due ancorette che difficilmente lasciano scampo al predatore che li attacca, e prendono ancora più facilmente alghe, rami e quant'altro, ne porto sempre un paio con me, e se mi capita il luccio indeciso, che segue il cucchiaino fin sotto i miei piedi, indietreggio e contemporeaneamente mi abbasso un pochino, il tutto con estrema lentezza, sostituisco l'artificiale con un minnows "suspending" di quelli che affondano molto lentamente e lo lancio nei pressi di dove ho visto il luccio, tante volte ci casca ma se dopo un paio di lanci non si vede, meglio riprovarci al ritorno, magari dopo un'oretta
Azione di pesca: La prima cosa è osservare, avvicinarsi lentamente cercando di stare coperti, cioè di avere alle spalle qualcosa che nasconda la nostra figura e non la faccia spiccare contro il cielo, camminare in punta di piedi, lasciare la morosa o gli amici molto indietro, le allegre comitive non funzionano a spinning.
Se individuiamo un posto che pensiamo possa nascondere il luccio, non andiamoci sopra, lanciamo a un metro dal supposto nascondiglio, frenando con il dito sulla bobina all'impatto in modo da produrre meno rumore possibile, poi appena il cucchiaino è affondato il giusto recuperiamo in modo non costante, ma alternando brevi fughe a lente cadute e risalite.

fusioni casalinghe

Molti pescatori amano fra le altre tecniche, la pesca a fondo.
In questa, ritenuta a volte (e a torto) una pesca poco impegnativa o per pescatori pigri, sia praticata in mare o in acqua dolce, necessita della zavorra, il piombo. Questo indispensabile accessorio che appesantisce le sacche e borse dei pescatori, esiste in una varietà enorme di forme e di pesi. Mi ricordo da bambino, mio padre che colava il piombo fuso in un cucchiaio da minestra, poi faceva un buco con un chiodo sulla parte più sottile, e il piombo era pronto. Da anni mi sono costruito stampi in ottone o alluminio per piombi di tutte le misure, da 0,5 a 3,5 grammi per le olivette scorrevoli, da 20 a 100 grammi per la pesca a fondo, ma onestamente non mi sento di consigliare a nessuno di farlo.
Invece navigando, ho trovato un sito in Germania dove producono e vendono stampi per piombi in alluminio con una varietà enorme di modelli, per chi volesse prodursi in proprio questo indispensabile accessorio.
I piombi della foto sono stati fatti con uno di questi stampi.http://www.bleigussformen.de/shop/index.htm?main.htm . Per chi non sa il tedesco, credo che si possa comunicare anche in inglese.

giovedì 27 novembre 2008

paese che vai...


Molti anni fa, non esistevano tutte le riviste di pesca che si possono vedere oggi in edicola, gli appassionati di pesca che come me, cercavano novità e aggiornamenti su attrezzatura e tecniche compravano la rivista Pescare, che negli anni sessanta era l'unica pubblicazione dedicata alla pesca.
In questa rivista, c'era una sezione dedicata alla pesca in mare, ed io dopo avere letto la parte per me più interessante, passavo alla sezione mare, guardavo le foto di questi pesci, molto diversi da quelli che si pescavano nelle nostre acque, e leggevo volentieri gli articoli degli esperti di pesca in mare. uno di questi esperti, mi ricordo che rispondendo a chi gli chiedeva consigli su tecniche ed esche, consigliava di pescare come i pescatori locali, vale a dire che se vai a pescare a Bari , e vuoi prendere i cefali devi pescare come fanno i pescatori locali.
Io ritengo invece che se una tecnica è efficace, funziona dappertutto, "raffinandola" laddove i pesci sono più smaliziati. La prova è che pescando i cefali con il pane a San Benedetto del Tronto, tra lo scetticismo dei pescatori locali che non avevano mai visto usare il pane per esca, mia moglie ed io abbiamo preso in un paio d'ore, quasi sei chili di cefali.
Quando mi capita di pescare così facilmente però, perdo facilmente interesse e quindi per un po' non pesco cefali, sono convinto che un pescatore dovrebbe rimettere in acqua quello che non mangia, e non posso mangiare cefali tutti i giorni.
La parte della pesca più divertente, non è il catturare pesci in gran numero, ma imparare e pensare nuove tecniche, adattare vecchie tecniche ai nuovi materiali, o pescare in posti che dalla maggior parte dei pescatori, non sono ritenuti interessanti. Quando grazie alla nostra tecnica riusciamo a catturare dove altri prendono poco o niente, non dobbiamo aver paura di condividere le nostre scoperte, quando mio figlio si vanta perchè ha preso più di me, io sono contento, l'ho fatto io.

mercoledì 22 ottobre 2008

Autunno tempo di lucci


Qui in Lomellina, terra di risaie, la stagione migliore per pescare i lucci a spinning, è sicuramente l'autunno. C'è un atmosfera particolare, il riso è appena stato tagliato, nell' aria c'è odore di fumo, di paglia di riso bruciata ( in barba all' aumento dell'anidride carbonica) si è aperta la caccia e i cercatori di funghi chiodini ci favoriscono aprendo varchi nei rovi delle rive.
In realtà, il mio pesce preferito, è attivissimo anche in primavera dopo la riproduzione, e anche in estate, solo che le sponde dei canali a lenta corrente, lanche e fossi, che costituiscono l'habitat del luccio, fino dalla primavera avanzata diventano in gran parte inaccessibile a causa della rigogliosa vegetazione, che ospita quantità incredibili di insetti e che sommati al caldo umido tipico, rendono un'uscita a spinning una prova di sopravvivenza. Invece ora fa più fresco e fa piacere camminare in campagna, molte rive sono state fresate dopo la mietitura del riso e del mais, e l'accesso all'acqua è diventato possibile.
Allora armiamoci della fedele canna in due pezzi, una manciata di artificiali in tasca, qualche rotante, qualche ondulante , due o tre minnows e andiamo a pescare. La scelta del tipo e della misura degli artificiali è molto personale, io li preferisco piuttosto "corposi", ma conosco gente che usa cucchiaini più piccoli, con ottimi risultati, l'importante è crederci, non scoraggiarsi per gli insuccessi che in questa tecnica sono tuttaltro che rari, lo spinning è una fede. Aiuterà molto il muoversi con calma, cercare di non andare sopra il pesce, nel senso che, se pensiamo che una buca, un groviglio di rami o altro, possa "ospitare" un luccio, non avviciniamoci senza avervi lanciato più di una volta, ricordiamoci che il più delle volte il luccio sta nel sottoriva. Mi è successo più di una volta, di arrivare e vedere un luccio che si stava allontanando, pur essendomi mosso con grande cautela. Chi può, come me che sono in pensione, o lavora su turni, preferisce il martedì e il venerdì, i giorni di "silenzio venatorio", altrimenti stiamo attenti ai cacciatori, sono in calo ma ci sono, e sparano.

mercoledì 3 settembre 2008

La canna da spinning


Il componente più importante nella pesca a spinning, è senza dubbio la canna. La compagna delle nostre scarpinate su rive scoscese, del nostro faticoso avanzare nel fango, quella che ci spara il cucchiaino esattamente là dove vogliamo che vada. Già, perchè lo spinning è soprattutto il "lanciare". Per fortuna, ogni tanto si prende un bel pesce che ci ripaga delle decine di lanci e recuperi a vuoto, ma al pescatore a spinning, piace lanciare, gli piace il gesto del lanciare, come un arciere scocca la freccia, il pescatore lancia la sua esca, ne segue il volo, la guarda entrare in acqua e la recupera. Le canne in commercio sono tantissime, di potenza variabile da pochi grammi a un etto, e della lunghezza da un metro e ottanta ai tre metri e oltre, così chi si avvicina per la prima volta a questa tecnica ha davanti a sè una vastissima scelta, quale canna comprare? La prima cosa è chiederci che pesci vogliamo prendere, un conto è pescare trote o cavedani in torrente con piccoli rotanti o minnows da 7 o 8 centimetri, un' altra è pescare siluri nel po, lanciando ondulanti o minnows da 50 grammi. Scegliamo dunque a seconda della potenza di lancio, ma senza esagerare. Comprando una canna con potenza fino a 30 grammi, avremo un buon compromesso tra peso e potenza, riusciremo a lanciare sia cucchiaini da 8/10 grammi, per trote e lucci, sia minnows "importanti" per grossi lucci e siluri. La lunghezza dipende dalla forza del nostro braccio, infatti la trazione di un artificiale sulla punta della canna aumenta di molto con l'aumentare della distanza tra la punta della canna e la mano che la impugna, e i recuperi affaticano molto di più dei lanci che si possono anche fare a due mani. Io consiglierei a chi comincia, una canna di due metri e quaranta, che lanci da 10 a 30 grammi, buona un po' per tutte le situazioni, eviterei quelle di gamma alta, sovente più fragili, (ne ho rotte!) e quelle troppo economiche, spesso assemblate in modo approssimativo. Da qualche anno uso una shimano nexave, canna che costa circa 50 euro, che a fronte di una buona rapidità, sembra indistruttibile, e so io quanto l'ho maltrattata.

martedì 19 agosto 2008

Spinning



Parlando di spinning, specialmente con giovani, o anche con pescatori che praticano questa tecnica saltuariamente, oppure da poco tempo, si parlerà soprattutto di attrezzature, in primo luogo di artificiali, qual'è meglio usare in una data situazione, il colore, il tipo di azione. Si parlerà del mulinello, del filo, mono? treccia? La canna, è meglio da 2,40, o 2,70? Queste cose sono sicuramente importanti, ma la cosa più importante nello spinning, quella che fa la differenza tra il cappotto e la cattura eccezionale, è l'avvicinamento. Il nostro passo, la nostra figura che si muove sulla sponda, l'ombra sull'acqua, perfino l'uccello acquatico che si alza in volo al nostro arrivo, mettono in guardia i pesci, e più i pesci sono anziani, e più stanno in guardia. Molte volte mi è capitato di andare in riva al fiume, arrivare a dieci o quindici metri, e vedere un onda che si allontana, per quanto abbia cercato di avere il passo leggero. Questo non deve scoraggiare chi si avvicina a questo tipo di pesca, anzi bisogna sentirsi stimolati da questa sfida. Alcuni suggerimenti "base": nei greti camminare piano cercando di evitare tratti franosi. Avvicinarsi all'acqua non nel punto deve potrebbe essere la nostra preda, ma a distanza di lancio. Se alle nostre spalle non c'è vegetazione per coprirci, stiamo bassi e lanciamo prima di essere sul bordo dell'acqua.

martedì 12 agosto 2008

Peschiamo le aguglie




A settembre, in Liguria arrivano le aguglie. In altre parti d'Italia sono presenti già dalla primavera, ma nel mar ligure il periodo giusto va dalla fine di Agosto a tutto Ottobre. Come tutti sanno, si tratta di un piccolo predatore, che in questa stagione, si avvicina alla riva in branchi per la riproduzione. L'anno scorso, veramente se ne sono viste poche, ma con la speranza di vederne di più quest'anno, ci stiamo preparando.
Il modo più pratico e divertente per pescare l'aguglia, è la pesca detta "a striscio" molto simile alla tecnica usata per le trote in laghetto. Sul filo del mulinello infiliamo una bombarda galleggiante, di peso inferiore a quello indicato sulla canna (la tipica canna da trota, lunga dai 4 ai 4,50 mt) , subito dopo infiliamo un gommino per ammortizzare, e poi leghiamo la girella tripla. All'altra estremità della girella legheremo il finale, fatto con 150/200 cm di 0,14, meglio in fluorocarbon alla fine del quale leghiamo un amo a gambo lungo e filo sottile del 12/14, a seconda della taglia dei pesci presenti, innescato con due bigattini , uno infilato completamente sull'amo, l'altro appena pizzicato.
L'importante, è che l'esca ruoti su se stessa durante il recupero, senza rotazione, risulta molto meno adescante. L'azione di pesca è abbastanza semplice, lanciamo la nostra lenza verso il largo, alla fine del lancio freniamo leggermente l'uscita del filo, per dare modo al finale di distendersi, e poi recuperiamo lentamente. La toccata dell'aguglia a volte è decisa, e ci troviamo il pesce attaccato all'amo, a volte è leggerissima, e avvertiremo solo una leggera resistenza, normalmente si sente un leggero colpetto, al che, rallenteremo o arresteremo il recupero, osservando la punta della canna la vedremo incurvarsi leggermente, segno che l'aguglia ha ingoiato l'esca.